In questo articolo esploreremo il legame tra scienza e spiritualità, vedendo come la fisica quantistica, una delle branche più misteriose e affascinanti della scienza moderna, si intrecci con le prospettive spirituali. Scopriremo come questa disciplina rivoluzionaria getti una luce nuova sul rapporto tra la dimensione scientifica e quella spirituale, aprendo porte inaspettate verso la comprensione più profonda del nostro Universo e di noi stess*.
La scienza moderna, che affonda le sue radici nel Rinascimento, ha costituito un profondo balzo in avanti per l’umanità. Nell’ambito del movimento culturale dell’Umanesimo, l’essere umano, dotato di intelligenza e potenziale, riaffermò la propria fiducia interiore e abbracciò una visione in cui occupava una posizione di privilegio all’interno della natura stessa. Questo periodo storico segnò l’inizio di un interesse duraturo per le scienze naturali, un’affermazione che avrebbe gettato le basi per il progresso scientifico dei secoli a venire.
Con l’ampia diffusione di questo interesse, gli illuminati pensatori del Rinascimento nutrirono il desiderio ardente di sondare in modo sperimentale le leggi che governano l’Universo. Tutto ciò ha inaugurato un’era di esplorazione incalzante, culminando nella scienza moderna che conosciamo oggi. Tuttavia, mentre i confini della conoscenza scientifica si sono estesi in modo straordinario, si è rivelato sempre più evidente che la scienza da sola non può rispondere a tutte le domande e a tutte le dimensioni dell’esistenza umana.
Ecco dove si delinea un affascinante punto di convergenza: il legame tra scienza e spiritualità. Proprio mentre la scienza si lanciava nell’esplorazione della realtà materiale e delle sue leggi, un filone parallelo si sviluppava in cui si cercava di comprendere le profondità dell’esistenza umana, la sua connessione con il mondo e il significato dietro il velo delle apparenze. Questa ricerca ha portato all’emergere della spiritualità come uno sforzo umano intraprendente per rispondere a domande che sfuggono alla portata della scienza empirica.
Le informazioni che condivido con te in questo articolo sono ispirate e tratte dal libro Magia Quantica. Gli antichi segreti per cambiare la tua vita, di Gaia Shamanel, unite alle ricerche che ho fatto in questi anni. Buona lettura!
Nascita del legame tra scienza e spiritualità
A partire dal Seicento, si aprì un capitolo fondamentale del legame tra scienza e spiritualità. In questo periodo, la scienza assunse un ruolo di sapere oggettivamente verificabile e controllabile.
Galileo e i suoi successori abbracciarono l’approccio dell’esperimento empirico come principale mezzo di indagine. La validità scientifica richiedeva che gli esperimenti fossero osservabili e ripetibili, e si concentrava sulla scoperta delle cause dei fenomeni per formulare leggi generali. La matematica divenne il linguaggio universale e accettato per esprimere queste leggi.
Questo cambiamento di prospettiva portò a un mutamento nella concezione della natura stessa. L’antica visione della natura come organismo vivente, cedette il passo a un paradigma in cui la natura veniva assimilata a una grande macchina. I fenomeni naturali furono spiegati attraverso modelli matematici e meccanici, aprendo la strada al Meccanicismo.
Figure di spicco, come Cartesio (Descartes, 1596-1650), aderirono a questa visione filosofico-scientifica. Cartesio separò la realtà in due piani distinti: la res cogitans (realtà del pensiero e dell’anima) e la res extensa (realtà fisica). Questa divisione creò una chiara separazione tra mente e corpo, materia e spirito, un concetto che avrebbe influenzato profondamente le epoche successive.
Tuttavia, sai cosa ha sfidato queste convinzioni?
L’avvento della fisica quantistica.
A dispetto dell’ottica meccanicistica, il mondo atomico, la base di tutto, si è rivelato sfuggente a definizioni meccaniche e deterministiche. È caratterizzato da paradossi e incertezze, svelando un mondo inaspettato e sorprendente.
Isaac Newton (1643-1727), noto come padre della fisica classica, si unì a questa concezione. Le sue teorie e leggi, come la dinamica e la legge di gravitazione universale, ancora oggi sono insegnate e studiate. Sorprendentemente, Newton era anche un teologo e un alchimista, interessato alle questioni mistiche e soprannaturali. Oggi, abbiamo una conferma ufficiale degli interessi esoterici del rinomato fisico inglese. Questa evidenza proviene dalla scoperta e dalla pubblicazione dei suoi scritti su tali argomenti. La Chemical Heritage Foundation, affiliata all’Indiana University Bloomington, ha acquisito i manoscritti alchemici di Newton e li ha resi accessibili online, permettendo a chiunque di consultarli liberamente.
Nel XX secolo, le rivelazioni della fisica quantistica rafforzarono ancora di più il legame tra scienza e spiritualità. Gli esperimenti del 2012 che confermarono l’esistenza del Bosone di Higgs, noto anche come “Particella di Dio,” sono solo un esempio delle connessioni sempre più evidenti tra queste due dimensioni. Questo processo di avvicinamento e interazione continua a gettare nuova luce sul legame tra scienza e spiritualità, mostrando come entrambe le sfere siano in continua evoluzione e arricchimento reciproco.
Le scoperte che confermano il legame tra scienza e spiritualità
La teoria che la realtà materiale possa essere in qualche modo influenzata da una forza immateriale e sottile è sempre stata identificata col termine “Magia”. Chi non ha mai sognato di poter modificare la propria realtà col pensiero? Se ci pensi, da piccol* eravamo tutti dei piccoli maghetti e maghette che credevano nell’impossibile! Molti di noi continuano a farlo e ora sono sostenut* dalla fisica quantistica.
Tuttavia, se considerata con una prospettiva più appropriata, questa enigmatica forza potrebbe essere definita come energia. In effetti, dietro un cosiddetto rituale magico si cela un rituale energetico: gli oggetti impiegati, le formule recitate e le immagini mentali evocate servono a canalizzare questa energia verso la direzione desiderata dal mago.
Da un punto di vista razionale, questo concetto potrebbe sembrare un’assurdità.
Come è possibile esercitare un’influenza sulla materia attraverso una forza che è priva di sostanza?
Su quale base logica potrebbe mai funzionare un tale processo?
La sorprendente risposta a queste interrogazioni è offerta proprio dalla fisica.
La Rivoluzione di Einstein: tutto è energia
“L’uomo incontra Dio dietro ogni porta che la scienza riesce ad aprire”
Albert Einstein
Albert Einstein, uno dei più grandi geni della storia e premio Nobel nel 1921, dimostrò di essere molto più di un semplice scienziato brillante. Si rivelò un pensatore filosofico e fu co-fondatore di un gruppo di discussione chiamato “Accademia Olimpia”, dove si affrontavano argomenti sia filosofici che scientifici.
Einstein ci ha insegnato che scienza e spiritualità non sono opposte, bensì complementari. La sua concezione di Dio era presente anche nel suo approccio scientifico, come testimonia la sua affermazione: «Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile (…) Chi non ha il senso del mistero è un uomo mezzo morto (…) La coincidenza è il modo che ha Dio di restare anonimo».
Einstein non solo dimostrò la validità della teoria dei quanti di Planck di cui ti parlerò a breve, ma la espandeva. La sua pietra miliare fu la teoria della relatività ristretta, incarnata nell’equazione E = mc^2. Questa formula svela un concetto rivoluzionario: tutto nell’universo è energia. La massa, che consideriamo solida, è in realtà energia condensata. La sua equazione dimostrò che massa ed energia sono interconnesse e possono convertirsi l’una nell’altra.
Ma l’innovazione non si ferma qui.
L’equazione di Einstein rappresenta la teoria della relatività, dove lo spazio e il tempo sono relativi. Einstein spiegava scherzosamente: «Quando un uomo siede vicino a una ragazza carina per un’ora, sembra che sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa accesa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività». Spazio e tempo non seguono il nostro senso lineare, ma rispondono a leggi matematiche. Ad esempio, più un oggetto si muove veloce nello spazio, più il tempo scorre lentamente per esso.
Un caso noto è quello dei due gemelli: uno che viaggia nello spazio invecchia più lentamente di quello rimasto sulla Terra.
La fisica quantistica ha esteso queste nozioni, affermando che passato, presente e futuro sono illusioni.
Esiste solo un eterno presente, una prospettiva molto simile a quella delle religioni orientali!
La teoria della relatività ha rivelato che spazio e tempo sono una stessa entità: lo spazio-tempo. Questo continuum cambia con le condizioni e non è assoluto, consentendoci di influenzare la realtà attraverso la nostra mente.
Trovo affascinante come questa “relatività” ci apra nuovi orizzonti per migliorarci e migliorare il mondo. Come disse Einstein: «Tutto è relativo. Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben lieto di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie». Come dargli torto? 😂
Planck e la natura del vuoto
Nel cammino di esplorazione del legame tra scienza e spiritualità, si pone al centro l’antica indagine sulla natura del vuoto, un concetto che ha affascinato i pensatori antichi. Tu ne hai mai sentito parlare?
All’epoca, si era già osservato in passato che, affinché un suono si propagasse, era necessario un mezzo attraverso cui l’impulso sonoro potesse diffondersi. La luce, tuttavia, sembrava sfuggire a questa logica, e dimostrava di potersi propagare anche in assenza di tali elementi.
Si dovette perciò ricorrere a un’idea geniale, ossia la possibile esistenza dell’etere: una misteriosa sostanza cosmica che permeava tutto e attraverso cui anche l’impulso luminoso avrebbe potuto diffondersi. Filosofi greci come Pitagora e Aristotele credevano nell’esistenza dell’etere che permeava tutto, anche se nessuno era mai riuscito a vederlo, misurarlo, o dimostrarne la sussistenza.
Questa concezione persistette fino al XIX secolo quando James Clerk Maxwell definì l’etere come una “sostanza materiale di tipo più sottile rispetto ai corpi visibili”. La teoria dell’elettromagnetismo di Maxwell rivelò che le cariche creano un campo invisibile intorno a loro, gettando le basi per comprendere l’etere.
Hendrick Lorentz, nel XX secolo, ne confermò l’esistenza, che divenne fondamentale per Albert Einstein nell’elaborazione della teoria della relatività. Einstein dichiarò che senza l’etere non potrebbero esistere neppure lo spazio e il tempo.
Dobbiamo aspettare il 1901, quando Max Planck introdusse i “quanti” di energia, dimostrando che l’etere non era come previsto. Nel XX secolo, Ernest Rutherford scoprì la struttura atomica “morbida” con uno spazio “vuoto” intorno a un nucleo. L’atomo si rivelò complesso e duale, composto da particelle e onde.
La meccanica quantistica di Planck rivelò che il mondo era fatto di “esplosioni di energia” chiamate quanti, tra cui i fotoni. I fotoni, costantemente in movimento, sfidano le leggi della logica e della fisica classica. Questo mondo quantico è svincolato dalle regole conosciute, consentendo alle particelle di spostarsi nel tempo, nello spazio e di essere presenti in due posti allo stesso momento.
Inoltre, il mondo quantico sfida le certezze, rivelandosi come una realtà di probabilità piuttosto che eventi assoluti.
Questa rivoluzione sfida le conoscenze tradizionali e cambia il nostro modo di pensare.
La meccanica quantistica sembra suggerire che l’impossibile sia possibile, aprendo la porta alla magia e ai miracoli. Ciò vuol dire che eventi straordinari sono all’ordine del giorno, portando a una visione ampliata dei limiti umani.
L’etere, le particelle quantistiche e la natura duale della materia gettano luce su una realtà che sfida la nostra comprensione razionale. Questa straordinaria evoluzione innesca nuove prospettive e connessioni tra scienza e spiritualità, mostrando come l’ignoto sia in realtà l’essenza del nostro universo.
La scoperta del campo quantico
Il legame tra scienza e spiritualità continua a svelare meraviglie affascinanti.
Giungiamo agli anni ’20 quando audaci scienziati cercarono di intrecciare le scoperte della fisica quantistica con l’idea di campo. La sfida cruciale fu la natura duale delle particelle: ora apparivano come masse, ora come onde.
Perciò:
- non possiamo misurare con precisione il moto e la posizione di un atomo, solo la probabilità della sua presenza in un luogo
- a livello subatomico, gli oggetti materiali si mutano in onde di probabilità, sfidando la concezione di solidità
- tutte le particelle sono interconnesse una all’altra, e interagiscono tra loro senza tregua. Si dice che esse costituiscano un grande campo di informazioni.
Questo concetto di costante interconnessione tra particelle dà vita alla “teoria quantistica dei campi”.
Come ho accennato poco fa, nel 2012 si registrò una scoperta di immane importanza: presso il CERN di Ginevra venne rilevato il celebre Bosone di Higgs, la “particella di Dio”, di cui si era già ipotizzata l’esistenza nel 1964. Si scoprì che tali bosoni costituiscono un vero e proprio campo, il Campo di Higgs appunto, che permea l’intero universo. E proprio grazie ad esso se le particelle elementari possono acquisire una massa.
Il mondo, che pensavamo essere costituito da micro-mattoncini solidi di materia, indipendenti fra loro, è composto invece da onde astratte di probabilità, tenute insieme in una grande rete di connessioni e dall’onnipresente Campo di Higgs: questa rete unisce ogni particella in un grande tutto.
L’etere antico era forse un’intuizione acerba di questo campo universale, che alcuni chiamano anche Matrix o Matrice. Per gli appassionati di fantascienza, è la Forza di cui parlano i Jedi di Star Wars; è il tutto universale delle scritture buddhiste e induiste.
Tale campo ha inoltre una caratteristica fondamentale.
È un campo intelligente, come aveva già intuito Plank decenni fa:
«La materia in quanto tale non esiste! Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù di una forza che fa vibrare le particelle atomiche, e tiene insieme quel minuscolo sistema solare che è l’atomo (…) Dobbiamo presumere che dietro questa forza esista una mente cosciente e intelligente. Questa Mente è la matrice di tutta la materia».
Di ciò abbiamo avuto dimostrazione anche in tutti gli esperimenti sull’entanglement di cui ti parlo qui.
Hai capito, dunque, questa verità straordinaria?
Ogni cosa esistente nell’Universo è immersa ed è parte di questo sterminato campo quantico intelligente, che tiene il Tutto unito e compatto, e che mette in comunicazione ogni parte con tutte le altre.
Se siamo tutti interconnessi in una grande rete, ciò che io faccio qui ora, può avere effetti in un altro luogo nello stesso momento.
Se, ad esempio, inviamo un’energia di guarigione a un amico lontano, questa energia raggiungerà la sua destinazione sfruttando il potente mezzo del campo quantico, ovvero la rete cosmica in cui ogni entità è immersa. E in questo contesto, il nostro amico stesso è un elemento integrante e partecipe.
Heisenberg dimostra che siamo co-creatori della realtà
Nel 1909, il fisico britannico Geoffrey Ingram Taylor condusse un esperimento importantissimo.
Le particelle, come ti accennavo, possono manifestare una natura duale, apparendo come corpuscoli o onde.
Ma in base a quale condizione assumono l’una o l’altra forma?
Geoffrey ideò il celebre esperimento della doppia fenditura che consiste nella proiezione di queste particelle attraverso una barriera con due piccoli fori.
- Quando una sola fessura è aperta, le particelle passano come corpuscoli.
- Ma quando entrambe le fenditure sono aperte, accade qualcosa sorprendente: le particelle, che inizialmente sono corpuscoli, si trasformano in onde e attraversano entrambi i fori simultaneamente.
Questa rivelazione conferma la natura duale delle particelle e la loro abilità di cambiare forma. Tuttavia, sorge una domanda fondamentale: come fa la particella a sapere se ci sono una o due fenditure aperte? L’interpretazione di Copenaghen, sviluppata da Niels Bohr e Werner Heisenberg, suggerisce che la coscienza dell’osservatore gioca un ruolo cruciale. Gli scienziati che conducono l’esperimento sono gli osservatori, e il fatto che loro sappiano se ci sarà una fenditura oppure due influenza il comportamento delle particelle.
L’osservatore, con la sua coscienza, ossia la sua mente, influisce sull’esito finale.
Alle stesse conclusioni si perviene in riferimento al principio di indeterminazione di Heisenberg, che cercherò di spiegarti in maniera molto semplice.
Nel momento in cui andiamo a osservare la particella, siamo noi stess* a influenzare la sua posizione. Per essere ancor più precis*, a seconda che noi decidiamo di misurarne la posizione oppure la velocità – scegliendo il relativo strumento di misura apposito – essa risponde alle nostre aspettative:
- se usiamo lo strumento di misura che registra la posizione, essa avrà una posizione (e non avrà la velocità)
- se, al contrario, optiamo per misurare la velocità, la particella presenterà una velocità (e non avrà una posizione)
Quindi le caratteristiche stesse della particella vengono influenzate, ancora una volta, dalla coscienza dello scienziato-osservatore, e dalle sue scelte!
Capisci la portata cosmica di questi fenomeni?
Attraverso la nostra coscienza, noi determineremo se la particella avrà una posizione oppure una velocità; determineremo se essa si comporterà come corpuscolo o come onda.
Ciò significa che, col nostro solo atto di osservare consciamente, noi influenziamo la realtà.
Conclusione
Questo viaggio alla scoperta del legame tra scienza e spiritualità ci ha portato a porci questa domanda:
cosa vuol dire coscienza?
Può significare operare delle scelte, esercitare la propria volontà, prestare la propria attenzione, o semplicemente osservare. In tutti questi atti, noi riponiamo una coscienza e, mediante essa, cambiamo la realtà.
Stando al principio di indeterminazione di Heisenberg, anzi, possiamo dire che con la nostra coscienza noi creiamo la realtà!
“Tutto è coscienza, e da essa tutto emerge come da una Grande Matrix”
Max Planck
Le parole di Planck ci fanno riflettere. La coscienza si traduce in una consapevolezza mentale, e nell’uso della mente che ne consegue.
Attraverso la nostra coscienza, quindi con la nostra mente, la nostra osservazione, l’attenzione, le nostre scelte e la forza di volontà, cambiamo il mondo e possiamo anzi contribuire a crearlo.
Insieme all’Universo, noi contribuiamo a creare la realtà: la co-creiamo insieme.
E questo è il nostro grande scopo, la più elevata finalità della nostra vita: collaborare alla Grande Creazione, cooperare per portare bellezza, armonia e gioia nell’Universo. In altre parole, partecipare a quel grande Progetto Divino, di cui lo stesso Creatore ci ha reso parte.
Proprio quel Progetto che i grandi mistici affermano essere basato solo e unicamente sull’Amore e che ci fa capire quanto sia importante fare attenzione al nostro mondo interiore, perché è esso stesso che ci rende responsabili del nostro benessere o malessere. Di conseguenza, ci rende responsabili della creazione della realtà attorno a noi.